La Conferenza, udite le valutazioni della situazione presente della nostra Chiesa, contenute nel rapporto del Comitato Permanente e rispecchiate dall’ampio dibattito, conferma l’esigenza non più rinviabile di dare ai problemi vecchi e nuovi soluzioni nuove e adeguate che consentano modi di servizio e di testimonianza consoni al tempo di crisi e di radicali trasformazioni della società in cui siamo chiamati a predicare la Parola di Dio.
Pertanto:
- Le nostre comunità prendano coscienza che non possono coltivare soltanto una vita di pietà nel loro interno, ma devono anche annunciare l’Evangelo, senza compressi, a tutto il paese. La Chiesa rifiuti di essere conforme a un sistema da vita che vuole soltanto conservare se stesso, ma accetti di promuovere il processo di liberazione dei minimi dallo sfruttamento; non sia condizionata dalla preoccupazione di salvaguardare il prestigio denominazionale ma da quella predicazione.
- Si concentri, si caratterizzi e si localizzi l’iniziativa del metodismo nel contesto dell’evangelismo italiano.
Ciò comporta:- la riaffermazione del principio del sacerdozio universale del credenti con l’immediata valorizzazione del diaconato in tutte le implicazioni che esso ha nella vita della Chiesa secondo l’insegnamento della Scrittura e con la istituzione di un secondo ruolo pastorale che si differenzi dall’attuale per un diverso rapporto amministrativo con la Conferenza;
- l’immediata valorizzazione di un pastorato che non abbia soltanto caratteristiche parrocchiali ma riacquisti quelle della predicazione fatta al mondo.
- La Conferenza demanda al Comitato Permanente lo studio e l’attuazione organica di tali proposte, tenendo conto dei risultati che, per iniziativa dei singoli Circuiti, si registreranno in questa linea.
- La Conferenza impegna tutti i suoi componenti a portare alla base l’esigenza di questi nuovi modi di testimonianza e quella di un adeguato approfondimento teologico.
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