martedì 23 marzo 2010

Domeniche della Bibbia
15 novembre 2009

“Io non vi chiamo più servi…
ma vi ho chiamati amici”

(Giovanni 15,15)


Fanfara Esercito della Salvezza (“Hymns for everyone”)

APERTURA

Saluto e accoglienza

Testo “Con quale nome posso invocarti?” (Gregorio di Nissa), Rete di Liturgia n° 9
Con quale nome posso invocarti?
Tu sei al di là di ogni nome!
Quale inno potrà cantare le tue lodi,
quali parole potranno parlare di Te?
Da Te procede tutto ciò che possiamo dire,
ma Tu sei al di là di ogni discorso.
Da Te deriva tutto ciò che possiamo pensare,
ma Tu sei al di là di ogni pensiero.
Tu sei il fine di tutte le attese,
di tutte le aspirazioni silenziose.
Tu sei l’oggetto dei gemiti dell’intero creato.
Santo, santo, santo sei, Signore, Dio dell’universo!
Il cielo e la terra sono pieni della tua gloria.
Gloria a Te. O Dio altissimo!

Salmo 115,1-15
Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per la tua bontà e per la tua fedeltà! Perché le nazioni dovrebbero dire: «Dov'è il loro Dio?» Il nostro Dio è nei cieli; egli fa tutto ciò che gli piace. I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono. Come loro sono quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano. Israele, confida nel Signore! Egli è il loro aiuto e il loro scudo. Casa d'Aaronne, confida nel Signore! Egli è il loro aiuto e il loro scudo. Voi che temete il Signore, confidate nel Signore! Egli è il loro aiuto e il loro scudo. Il Signore si è ricordato di noi; egli benedirà, sì, benedirà la casa d'Israele, benedirà la casa d'Aaronne, benedirà quelli che temono il Signore, piccoli e grandi. Il Signore moltiplichi le sue grazie a voi e ai vostri figli. Siate benedetti dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra.

Testo (A. Dumas), Rete di Liturgia n° 12
Signore, la tua Parola è come il pane:
rompi la sua crosta,
affinché possiamo gustarne la mollica;
dacci di masticarla,
affinché possiamo digerirla;
dacci di assaporarla,
affinché abbiamo il desiderio di tornare ad essa;
dacci di accompagnare con essa
i momenti così diversi della nostra vita,
come il pane accompagna i vari piatti della mensa;
dacci di condividerla, come si condivide il pane.
La tua Parola è così semplice e così essenziale
come il pane di tutti i giorni.
La tua Parola è il vero pane,
disceso dal cielo per nutrire l’umanità. Amen.

Inno 47 “Mi amasti, o mio Signor” strofa 1

Testo (A. Dumas), Rete di Liturgia n° 12
Signore, la tua Parola è come l’acqua:
rinfrescaci alle sue sorgenti,
tuffaci nella sua corrente,
trascinaci verso il suo mare.
La tua Parola è come il fuoco:
che essa ci rischiari senza abbagliarci,
ci riscaldi senza bruciarci,
ci infiammi senza divorarci.
La tua Parola è come il cielo:
fa che ci allarghiamo in essa,
affinché conosciamo l’altezza e la profondità
di tutto ciò che esiste.
La tua Parola è come la terra:
fa che siamo radicati in essa,
affinché sperimentiamo la solidità e la costanza
di tutto ciò che tu doni, esigi e prometti. Amen.

Inno 47 “Mi amasti, o mio Signor” strofa 2

Testo (J. Servel), Rete di Liturgia n° 12
Come un bambino riceve il pane,
come un passero riceve lo spazio e il grano,
come l’amico riceve l’amico,
come la notte riceve l’aurora e il sole,
come la terra riceve il seme,
come la linfa sale ai rami e porta frutto,
così, Signore, dacci di accogliere la tua Parola. Amen.

Inno 47 “Mi amasti, o mio Signor” strofa 3

Luca 7,18-23
I discepoli di Giovanni gli riferirono tutte queste cose. Ed egli, chiamati a sé due dei suoi discepoli, li mandò dal Signore a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?» Quelli si presentarono a Gesù e gli dissero: «Giovanni il battista ci ha mandati da te a chiederti: "Sei tu colui che deve venire o ne aspetteremo un altro?"». In quella stessa ora, Gesù guarì molti da malattie, da infermità e da spiriti maligni, e a molti ciechi restituì la vista. Poi rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, il vangelo è annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!»

Inno 316 “Più presso a te, Signore”


ADORAZIONE

Testo “Padre, perdonami”, Un sentiero nella foresta
Padre, perdonami,
hai messo sul mio cammino degli affamati,
e io ho pensato solo a sfamare me stesso.
Hai messo sul mio cammino degli assetati di tenerezza,
e io ho ascoltato soltanto i battiti del mio cuore.
Hai messo sul mio cammino qualcuno da consolare,
e io ho continuato a piangere su me stesso.
Concedimi di poter da ora in avanti offrire,
il pane, la speranza e la gioia,
a tutti coloro che incrociano la mia strada.
Perdono: Sì, noi lo proclamiamo,
Dio non calcola il suo amore in funzione dei nostri impegni.
E’ colui che dice: “Se lo desideri, puoi metterti in cammino
e cominciare a fare delle piccole cose.
E, se lo vuoi, io posso aiutarti, posso farle insieme a te.
Il cammino è lungo, la montagna è scoscesa,
alcuni pensano di poterla scalare,
altri pensano di prendere un sentiero
che sale più dolcemente, ognuno con il suo ritmo.
Io li amo tutti, gli uni e gli altri,
e la mia fedeltà è loro assicurata.
Sono i miei amici, e il mio amore è dato loro”.

Musica A cura di Angela Mangiola Naso

“Down to the river to pray”. E’ uno vecchio spiritual afro-americano. Nei canti degli schiavi i fiumi erano frontiere metaforiche tra la libertà e la schiavitù, tra il cielo e la terra. In questo canto il poeta chiama a raccolta tutta l’umanità – sorelle, fratelli, madri, padri , peccatori - e invita a “scendere al fiume a pregare” e, lungo il percorso, a chiedere aiuto al Signore sulla via che porta alla salvezza.

Testo “Credo in Dio” (Jeanne-Marie Quinche-Mousson), Un sentiero nella foresta
Credo in Dio, il suo nome è Padre.
Niente lo ferma, perfino ciò che sembra impossibile.
Dal nulla fa sorgere la luce.
Dall’oscurità, la mia vita.
Ha creato ogni cosa.
Presa dalla polvere del mondo
la mia vita non ha senso che in Lui.
Credo in Gesù Cristo, fratello e signore della mia vita.
Luce miracolosa sgorgata dalla notte degli uomini.
La sua condanna mi libera,
e la sua risurrezione
fa schiudere la speranza nella mia vita.
La morte non ha avuto l’ultima parola,
e la terra beata ha gridato vittoria la mattina di Pasqua.
Ora mi attende presso a Dio. Padre suo e Padre mio.
Credo nello Spirito Santo, amico e compagno,
presenza del Padre e del Figlio
nel cuore delle mie giornate,
oasi nel mezzo del deserto, potenza di vita.
Io credo, Signore,
vieni in aiuto alla mia incredulità. Amen!

Musica A cura di Angela Mangiola Naso

“I Am a Man of Constant Sorrow”...ovvero, tanta musica dei “buoni tempi andati”: il bluegrass bianco dei monti Appalachi, il blues nero cresciuto nel Mississipi sulle radici strappate in Africa, le canzoni popolari dei contadini (country) e dei lavoratori, venute con gli emigranti dall’Europa, le canzoni dei carcerati incatenati (chain gang songs). Ingredienti del calderone che ha cucinato l’esperienza musicale del Nord America. “I Am a Man of Constant Sorrow” fu scritta forse prima degli anni ‘20 da Dick Burnett, sei anni dopo essere diventato parzialmente cieco, sull’armonia di un vecchio inno battista, "Wandering Boy" (Ragazzo vagabondo) ed in seguito registrata per la prima volta nel 1928 da Emry Arthur.




Testo “Mi hai dato molto tempo” (Paolo De Petris), Un sentiero nella foresta
O Signore, tu mi hai donato molto tempo.
Il passato è ormai alle mie spalle,
ma il futuro è ancora aperto.
Ti ringrazio per ogni istante
scandito dal mio orologio,
per ogni mattino che vedo al mio risveglio.
Non ti chiedo di darmi più tempo,
ma ti chiedo di dare un senso
e una prospettiva ai miei giorni.
Aiutami a riservare un po’ di questo tempo
per meditare in silenzio,
per ascoltare la tua Parola
e per aiutare coloro che aspettano il mio conforto.
Ogni ora è come un piccolo lembo di terra.
Fai in modo che io possa solcarla col mio aratro
e gettarvi dentro amore, pensieri e parole
che portino frutto.
Signore, benedici tu la nostra giornata.

Musica A cura di Angela Mangiola Naso

“Keep on the Sunny Side”. Questa canzona fu scritta da J. P. Carter negli anni duri della grande recessione degli anni ’30, durante la quale milioni di americani dovettero vagabondare alla ricerca di un lavoro. Nacque in queste circostanze la country music di cui la Carter Family fu uno dei protagonisti.

Testo “Io credo in Dio e ascolto la sua Parola” (Tutta l’assemblea), Rete di liturgia
Io credo in Dio, il Padre,
e ascolto la sua Parola.
Egli è il Signore,
a lui appartiene il cosmo,
egli guida la storia.
La gioia davanti a tutto il creato,
il profondo rispetto per la vita
e il coraggio di agire vengono da lui.
Io credo in Gesù Cristo
e a lui appartengo.
Egli ha vissuto la nostra vita.
Con lui ha avuto inizio un nuovo mondo,
che sarà senza guerra né fame,
senza malattia né morte.
Presso di lui tutti i debiti sono rimessi.
Egli è stato crocifisso,
ma Dio lo ha risuscitato dai morti
e ha così fondato la nostra libertà.
Io credo nello Spirito Santo
e da lui vengo guidato.
Egli ci fa conoscere la verità
e rafforza la nostra coscienza.
Egli crea una chiesa
per tutti gli esseri umani
fino al compimento del mondo
nella giustizia. Amen.

Musica A cura di Paola Bonamoneta, “O When the Saints Go Marching in”


LE PAROLE DELLA FEDE (Amico Amicizia - Massimo Aquilante)

Musica Antonio Vivaldi “La primavera”


LETTURE E PREDICAZIONE

Marco 2,13-17
Gesù uscì di nuovo verso il mare; e tutta la gente andava da lui, ed egli insegnava loro. E, passando, vide Levi, figlio d'Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù era a tavola in casa di lui, molti pubblicani e peccatori erano anch'essi a tavola con lui e con i suoi discepoli; poiché ce n'erano molti che lo seguivano. Gli scribi che erano tra i farisei, vedutolo mangiare con i pubblicani e con i peccatori, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangia con i pubblicani e i peccatori?» Gesù, udito questo, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».

Inno 265 “Finché dovrò smarrito camminare”


COLLETTA PREGHIERE PADRE NOSTRO

A cura di Sergio Aquilante

(Ignazio Silone, Il seme sotto la neve)
“Sopra l’altare maggiore della vostra chiesa parrocchiale, donna Palmira” continua don Severino sempre più esaltato “vi sono scritte parole che segnano, da sole, tutta la distanza tra Gesù e i nostri buoni costumi cristiani. Oblauts est quia ipse voluit. Si sacrificò perché così gli piacque. Dunque, per così dire, nessuno glielo fece fare, né, essendo Dio, poteva sentire un impellente bisogno che i giornali parlassero di lui o poteva essere sedotto dall’idea di diventare consigliere comunale di Gerusalemme. Il suo atto fu interamente gratuito. Dal punto di vista dell’ordinario buon senso cristiano, donna Palmira, quella di Gesù fu dunque un’impresa di pazzia, e badate che la parola pazzia, in riferimento alla croce, è stata già adoperata da molti santi. E un simile esempio, cavaliere, voi vorreste offrire alla gioventù del nostro paese?”…”V’ingannate” prosegue don Severino girando le spalle alla padrona di casa “se credete di potervi servire del crocefisso per i vostri fini. Gesù sarebbe un modello ideale, secondo il buon senso raccomandatoci dai preti e dai gerarchi, se si fosse ammogliato, avesse avuto molti figli un suocero una suocera cognati cognate nipoti, se avesse ingrandito la sua bottega di falegname e, risparmiando sul salario dei propri garzoni, fosse riuscito a battere i concorrenti, terminando i suoi giorni in età avanzata; magari malato di gotta, ma, in ogni caso, con un buon gruzzolo alla banca. Invece”.

Musica Coro della Chiesa metodista coreana di Roma, La discesa dello
Spirito santo


BENEDIZIONE

Testo “Ecco cosa ho visto”, Un sentiero nella foresta
Il mondo non è cominciato oggi,
e non sarà oggi che finirà.
C’era un vecchio con i suoi figli,
aveva dieci figli.
Egli prese dieci ramoscelli
E li legò assieme.
Poi li diede a uno dei suoi figli
Dicendogli: “Spezzali”.
Ma il figlio non ci riuscì.
Allora separò i ramoscelli,
e ne diede uno ad ognuno.
Tutti presero il loro ramoscello.
E il vecchio disse loro:
“Se siete disuniti,
vedete come è facile spezzarvi,
ma se siete uniti,
nessuno potrà fare niente contro di voi”.
Ecco cosa ho visto.

Filippesi 4,4-7.23
Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con lo spirito vostro.

Musica Antonio Vivaldi, “L’inverno”
ECU DomBibb 15nov09

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