martedì 22 luglio 2008

Genesi secondo......

Favola Chinese

Nelle favole greche è Prometeo a creare l’uomo, in quelle egiziane l’uomo nasce dalla parola di un dio, mentre in quelle ebraiche è Jahvè a crearlo. Come nasce invece l’uomo nelle fiabe cinesi? Ciò va attribuito a una divinità femminile, Nuwa, dal corpo umano e dalla coda di drago.

Secondo la leggenda, dopo la separazione fra cielo e terra da parte eroe Pangu, Nuwa si aggirava qua e là. Nonostante sulla terra ci fossero ormai monti, fiumi, piante e animali, non c’era vera vita, perché mancava l’uomo. Un giorno camminando sulla terra deserta, Nuwa si senti molto sola, per cui pensò di aggiungervi qualcosa di più vivace.

Scivolando sulla terra, amava molto gli alberi e i fiori, ma ancora di più gli animali, più vivaci ed energici. Osservando tutto ciò, Nuwa pensò che la creazione di Pangu non fosse perfetta e che l’intelligenza degli animali fosse lontana da soddisfarla. Quindi volle creare l’essere più avanzato di qualsiasi altro.

Scivolando lungo il Fiume Giallo, abbassando il capo, vide la propria bella immagine riflessa nell’acqua. Molto felice, decise allora di modellare figurine con l’argilla del letto del fiume a secondo proprio aspetto. Ingegnosa e abile, portò ben presto a termina la modellazione di molte figurine quasi simili a lei, sostituendo tuttavia due gambe alla coda di drago. Quindi soffi su di loro, infondendovi la vita. Di conseguenza le figurine cominciarono a muoversi, diventando essere intelligenti e agili capaci di camminare e parlare. Nuwa li chiamò uomini, poi infuse nel corpo do alcuni l’energia Yang, l’elemento maschile attivo, per cui questi diventarono maschi, e nel corpo di altri l’energia Ying, l’elemento femminile dolce, rendendoli femmine. Maschi e femmine si misero a saltellare e a chiamarsi attorno a Nuwa, dando cosi vita alla terra.

Ella desiderava riempire la terra di uomini, ma era stanca e lavorava troppo lentamente. A questo punto le venne in mente una scorciatoia, per cui inserì una corda di paglia nel fango del fiume e la fece girare, finché la parte inferiore non fu avvolta nell’argilla, quindi la estrasse, agitandola per terra. Dove caddero grumi di fango, nacquerono dei piccoli uomini. Nuwa creò in tal modo gli uomini che riempirono la terra.

Forse il lavoro di Nuwa poteva cessare con la presenza degli uomini sulla terra. Tuttavia questa pensò: come permettere agli uomini di continuare ad esistere? Alla fine l’uomo deve morire. Morto un gruppo, crearne un altro è fastidioso! Per questo fece accoppiare uomini e donne, facendosi riprodurre da soli e rendendoli responsabili della discendenza. L’umanità si è così tramandata di generazione in generazione, aumentando di giorno in giorno.

Favole Africane

La mitologia egizia appare meno attenta di altre tradizioni all'origine dell’umanità: l’uomo nasce dall'occhio di Ra o viene pescato nell’acqua dalla rete di Neth, dea della guerra. Nel mito tebano, Khnum, il dio dalla testa di montone, crea l’uomo dall’argilla con la ruota del vasaio, ponendo attenzione e cura ad ogni aspetto dell’anatomia: formala muscolatura e la copre con le pelle, il sangue che scorre nelle vene, l’apparato respiratorio e quello sessuale. In un episodio più specifico della mitologia, Khnum, diretto dal dio creatore Amon, impianta due statuette d’argilla nell’utero della regina Mutemwiya, fecondata in precedenza dallo stesso Amon. Una delle due statuette rappresenta il corpo di Amenofi III, di cui la regina è gravida, e l’altra il suo Ka, ossia la sua forza vitale.

Una delle creazioni Swahili (Kenya, Africa orientale) mostra un dio che crea la luce dall’oscuro vuoto. Ne prende quindi la parte più luminosa nel palmo della mano e, spremendola, ne trae le anime degli angeli e degli esseri umani. Egli siede su di un trono al di sotto del quale si trova un albero celeste sulle cui foglie sono scritti i nomi gli uomini., quando un essere umano trapassa, cade una foglia. Le azioni degli uomini, buone e cattive, sono segnate di una tavoletta di smeraldo e, al momento della morte, vengono esaminate.

In un’altra creazione Swahili il dio creatore, che vive nell’Oscurità in cui esistono solo le acque primordiali, porta luce nel mondo utilizzando i colori dell’arcobaleno. Con una parte di essa genera le anime degli esseri umani: prima quelle dei santi, degli angeli e dei profeti, più luminose e leggere, poi quelle degli uomini comuni. Con un gigantesco calamo che ba dalla Terra al Cielo scrive il destino degli uomini, crea una tromba con cui sarà dato l’annuncio della fine del mondo, dà origine al paradiso terrestre in cui andranno le anime dei buoni e l’inferno in cui finiranno i malvagi. Il dio crea poi la Terra dalle acque originarie e forma il sole che ogni giorno percorre il suo tragitto sulle acque. Il calore dei suoi raggi fa evaporare l’acqua, permettendo l’emersione delle terre, si evidenziano prima continenti e poi le isole, nascono le piante e si formano le foreste. Il dio crea tutti gli animali ed infine anche gli uomini, inserendo in ogni corpo mortale le anime che aveva modellato con la luce primordiale.

Nella creazione Zulu (Natal, Sud Africa) il grande Uno emerge dal vuoto portando con sé il Sole e la Luna ai quali assegna un percorso designato. Crea il popolo dei neri Bantu e li rifornisce di buoi, capre, pecore e cani, ordinando loro di vivere nelle terre più interne. Genera anche gli uomini bianchi, ai quali sono assegnate le terre vicine al mare. Comincia poi ad accoppiarli: ai quali sono assegnate le terre vicine al mare. Comincia poi ad accoppiarli: gli uomini bianchi con le donne bianche, gli uomini Bantu con le donne Bantu, iniziano a svilupparsi le diverse razze umane.


Favole Americane

In un mito della cultura nativo americana (Esaugetuh Emissee, “Il Maestro del vento”, Creek ed altre tribù, USA sudorientali), si narra, come in numerosi altri racconti sulla Creazione (cfr. ad es. Genesi), di un’inondazione universale e della creazione dell’uomo dal fango. Il mito risente, probabilmente, delle concezioni cristiane diffuse dalla predicazione dei missionari.

Il dio creatore, Esaugetuh Emissee, il Maestro dl vento, soffia la vita nel mondo governando i venti e le acque primordiali. Invia poi due colombi alla ricerca di terra asciutta, uno dei due uccelli ritorna con un filo d’erba nel becco. Le acque lentamente si ritirano e nasce una montagna su cui egli si stabilisce; con il fango modella i primi uomini e li pone seccare su di un muro da lui stesso costruito. Il sole trasforma il fango in carne e ossa e la terra, divenuta asciutta, viene donata dal dio agli uomini.

In un altro mito della cultura nativo americana (Californian, tribù della valle di Acegchemem), lo spirito Nocuma è il creatore del mondo, che ha modellato con una palla di fango. Egli dà origine anche all’umanità, traendo l’uomo, Ejoni, e la donna, Ae, dall’argilla; i loro figli si moltiplicano, formando le nazioni nativo americane.

Nella credenza degli Indios Makiritare originari dell’odierno Venezuela, si narra di un Dio allegro che suonava, cantava e ballava, fumando foglie di tabacco, e sognava di creare l’uomo. E si narra del promo uomo e della prima donna che, chiusi dentro un uomo, sognavano quel che il loro Signore sognava, e immaginavano di nascere, perché lui era più forte del dubbio e del mistero. E allora il dio ruppe l’uovo ed essi nacquero, da un sogno.
“Rompo quest’uovo e nasce la donna e nasce l’uomo. E insieme vivranno e moriranno. Ma nasceranno nuovamente. Nasceranno e torneranno a morire un’altra volta. E mai cesseranno di nasce, perché la morte è menzogna.”


Bibbia

Il secondo capitolo della Genesi (Antico Testamento, cultura giudaico-cristiana) racconta dettagliatamente la creazione la creazione dell’uomo. Un dio puro Spirito foggia Adamo con la polvere della terra e gli alita la vita nelle narici. Lo pone quindi nel Paradiso terrestre da cui escono quattro grandi fiumi; pianta anche nel giardino l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male, proibendo al primo uomo di mangiare i frutti. Conoscente che Adamo dia i nomi agli animali e alle piante generati nei sette giorni della creazione del mondo. Poi, mentre l’uomo dorme, da una sua costola crea la donna. Ea, La prima donna, trasgredendo all’ordine divino, mangia il frutto proibito, istigata dal serpente, e ne offre anche al suo compagno. Dio scaccia la coppia e condanna i due mortali ad una vita di sofferenza: l’uomo ‘lavorerà con il sudore della sua fronte’ e la donna ‘partorirà con dolore’. I cherubini, armati di spade fiammeggianti, proteggeranno l’albero della conoscenza.
Bibbia: Libro della Genesi capitolo 2, versetti da 4 a 25.

Favole Indiane

In un racconto del Prasun Kafir (Hindukush, India), il dio supremo, Imra, solo nel vuoto assoluto oscuro del cosmo, crea le altre divinità con il suo respiro. Tutti gli dei gli rendono omaggi e gli si sottomettono, tranne le dea Disani, uscita dal fianco destro del corpo di Imra (ricordiamo che anche Eva nasce dalla costola di Adamo e Atena viene fuori, già armata, dalla testa di Zeus). Imra crea poi i demoni e gli spiriti più benefici ed infine l’umanità: mette terra ed acqua in una pelle di capra, agitando il contenuto; ne escono tre donne, protettrici degli abitanti di tre regioni: Kati, Ashkun e Waigal.

In un’altra versione del mito si accenna anche alle origini dei popoli e dei diversi linguaggi: il primo uomo, Baba, che vive nel Kashmir con la sua donna, genera quaranta figli. Ognuno parla lingua diversa che gli altri non comprendono (cfr. il mito della torre di Babele); Imra ordina loro di andare a popolare le diverse regioni della terra.

Poeticamente suggestiva è la creazione dell’uomo riportata dalle Upanisad (Brhadaranyaka-Upanisad, I lettura, brahmana 4):

All’origine c’era solo lo Atman sotto forma di Purusa. Purusa si guardò attorno e null’altro vide al di fuori di sé. “Io sono che è” disse: e quello fu il suo nome. Ma poi ebbe paura, come accade a chi è solo. Rifletté: “Di che debbo temere, se nulla esiste al di fuori di me?” Perché si ha timore soltanto di un altro. Tuttavia non provava piacere nella sua solitudine; e, poiché si estendeva quanto un uomo e uda donna abbracciati, divise se stesso in due parti, maschio e femmina. Così il vuoto fu colmato dalla donna. Stringendola in un amplesso, Purusa generò la stirpe umana.

Tutto il mondo era ancora immanifesto:
egli lo rese manifesto con il nome e cin la forma dicendo: “Questo così si chiama, questo ha tale forma.”

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